“Mi chiamo XXXXX e sono un trader da diversi anni.
Fino a quella che considero la data della mia fine, cioè il 15 gennaio, le cose non giravano male…”
Comincia così, e prosegue tristemente, una delle tante confessioni postume di rovinosi capitomboli finanziari che è possibile trovare sul web.
“…non mi ero reso conto che, con soli 6mila euro sul conto, avevo aperto una posizione monstre da 336.000 euro. Non ci facevo nemmeno caso... dopo anni ad inserire quantità nella schermata degli ordini del broker vendevo e compravo valute come fossero noccioline e non badavo più di tanto alla leva...”
La conclusione: “…E' passato più di un anno da quel giorno e la situazione non si è ancora risolta. Il broker vuole che versi il saldo sufficiente a ripianare le perdite, ma io non posso, non ce la faccio al momento. Sono ancora in ballo con i legali, ma le posizioni sembrano inconciliabili…”
Lo avrete capito: ritengo utile dedicare l’approfondimento di questo mese al sempreverde fenomeno della promozione, al telefono o in rete, del trading on line e del suo facile apprendimento, che, ad ondate più o meno ricorrenti e che coincidono spesso con i cicli positivi di mercato, si ripresenta in tutta la sua insistenza e viene rivolto a tutti indistintamente.
Con una nota iniziale: lascio fuori dall’argomento il capitolo più spinoso, quello delle truffe vere e proprie nelle quali possiamo incappare, come quella, intentata anche a me di recente e più volte, di segnalare un’inesistente pratica da 200 euro rimasta inevasa su una piattaforma online. L’obiettivo, probabile, quello di carpire informazioni personali.
O il meccanismo che inizialmente produce i rendimenti promessi, incoraggiando così la vittima a investire somme sempre più grandi; successivamente i rendimenti iniziano a ridursi e l’investitore è incoraggiato a ridurre le perdite investendo ancora più denaro, con "pressioni" da parte degli operatori e chiamate continue che ti portano ad andare sulla piattaforma per non andare in perdita. Poi arriva il turno della richiesta di pagamento di presunte tasse che bloccano la riscossione dei guadagni ottenuti. Questa tattica viene mantenuta per un breve periodo fino a quando il broker scompare ed il denaro è perso, e non essendo questi il più delle volte, un soggetto abilitato, dotato di regolari licenze si configura a suo carico anche il reato di abusivismo finanziario.
A SCUOLA DI TRADING
Dicevamo del trading on line per tutti…
Forse è proprio questa la sua maggiore pericolosità, in quanto le entità che ci contattano proponendo corsi per principianti o, da subito, aperture di posizioni su piattaforme, lo fanno in modo indiscriminato e massivo.
Su queste piattaforme la promessa è quella di insegnare il trading in modo semplice e veloce offrendo percorsi formativi o e-book gratuiti per avvicinarsi al mondo degli investimenti digitali e in molti casi è previsto l’abbinamento ad un “conto demo” per guidare lo sprovveduto utente nel suo primo investimento.
Non bisogna nemmeno alzarsi dal divano di casa…chiunque abbia a disposizione una connessione internet e un dispositivo a scelta (computer, smartphone, tablet ecc.) non deve fare altro che sottoscrivere un contrattto con un broker per iniziare a scambiare azioni, valute (soprattutto bitcoins!) o materie prime che troverà a disposizione sulla piattaforma.
Ed è questa “facilità d’uso” che induce a pensare il trading come una materia per tutti: al contrario, le discipline finanziarie sono notoriamente complesse e le conoscenze di chi opera dovrebbero essere approfondite con tutta l’attenzione del caso; invece il broker di turno non ha alcun interesse ad approfondire né l'esperienza ne' la situazione finanziaria del suo nuovo interlocutore.
L ’obiettivo (non dichiarato) è uno solo: vendere il corso, o proporlo gratuitamente, anche con offerte di bonus o incentivi tali da considerarsi vere e proprie pratiche commerciali abusive, in cambio della iscrizione alla piattaforma dove, (che sorpresa!) potremo da subito imbatterci in decine di commenti di investitori entusiasti per i loro guadagni sempre assicurati e senza rischio…
IL PARADOSSO DEL QUESTIONARIO “MiFID”
Tutti quelli che hanno avuto in passato o possiedono ora strumenti finanziari conoscono ormai questa parola, "MiFID", che è l'acronimo di "Markets in financial instruments directive", la direttiva europea che è arrivata al suo secondo rilascio il 3 gennaio 2018 e che disciplina i mercati finanziari in tutti gli aspetti rivolgendosi perciò sia agli intermediari finanziari che agli investitori finali. Per questi ultimi, per far sì che diventino maggiormente consapevoli, è stato studiato un questionario che è composto, tra le altre cose, di un particolare "test di adeguatezza", attraverso il quale chi propone un investimento rivolge precise domande per capire quale tra le varie tipologie di strumenti finanziari sia più o meno adatta, anche in termini di rischiosità, al profilo di chi risponde.
E proprio qui sta l'incongruenza: mentre il Consulente Finanziario, che si occupa di investimenti personalizzati, è la figura che meglio può interpretare le risposte al questionario e quindi capire se chi ha di fronte effettivamente potrà affrontare nel tempo anche le oscillazioni dei mercati, nonostante le tutele giuridiche promesse, le piattaforme di trading on line, attraverso i loro operatori, possono mettere in atto numerosi atteggiamenti scorretti. Tra questi bisogna porre attenzione alla mancata proposta del questionario, che corrisponde alla mancata informativa sugli effettivi rischi degli investimenti o alla semplice proposizione di una autocertificazione, del tutto insufficiente per determinare il profilo finanziario e l'esperienza di un nuovo cliente.
LA SCAPPATOIA DEL BROKER? EXECUTION ONLY...
Basterà barrare questa casellina, presente in tutte le piattaforme, e sarà attivato il servizio "in autonomia", con il quale non siamo più tenuti a fornire informazioni sul nostro grado di preparazione. Con questa dichiarazione tutti gli ordini disposti via internet o via telefono dovranno intendersi originati appunto da una autonoma decisione e non da specifica raccomandazione personalizzata, e per questo esenti dalla protezione offerta sul controllo di appropriatezza altrimenti svolto dalla Banca o dal suo Consulente.
Stiamo parlando della opzione Execution Only: siamo italiani, e proprio per questo una bella parola inglese può sempre salvare capra e cavoli.
Ah dimenticavo: la traduzione italiana di "execution only? Oggi approssimiamo anche noi, non andiamo tanto per il sottile: cosa ne direste di..."senza rete"?